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Porsche 916

Oggi, questa decina di esemplari è continuamente messa sotto assedio dai collezionisti. Si pensi che la Brutus restaurata nel 2019 fu venduta all'asta ad un appassionato americano alla cifra di € 953.600 (tasse incluse).

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Esemplare del 1971 - Copyright Foto © Porsche
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L’idea di costruire una Porsche 916 nasce nell’estate del 1971 quando il Costruttore di Stoccarda, e nello specifico nella persona di Ferdinand Piëch, valutò la possibilità di produrre una versione stradale (la 916 appunto) partendo dalla 914/6 GT, pesantemente modificata, che chiuse in sesta posizione assoluta a Le Mans nel 1970.

Lo stesso Ferdinand Piëch ha utilizzato il primo prototipo come auto di tutti i giorni. Il prototipo monta un tetto in acciaio saldato che trasforma la sportiva di origine in una coupé. Il tetto in acciaio conferisce naturalmente una maggiore rigidità a tutto vantaggio di una manovrabilità ottimizzata alle velocità più sostenute. Gli interni sono più lussuosi. Si ricordi che il tetto in acciaio saldato era stato precedentemente utilizzato sulla 914/8 del 1969 di Ferry Porsche. Di quest’ultima auto furono costruiti due soli esemplari: uno di questi fu regalato a Ferry Porsche in occasione del suo 60esimo compleanno. Montava un motore a 8 cilindri.

La carrozzeria della 916 si distingue anche per la presenza dei parafanghi muscolosi. Essi derivano dalla 914/6 GT e che ospitano i cerchi fucinati Fuchs da 7 pollici. Le gomme sono da 180/70 VR15. Inoltre, cambia anche il disegno del paraurti anteriore mentre per quanto concerne l’impianto frenante, la sportiva riceve 4 freni a disco ventilati di derivazione 911S. Fanno parte del “pacchetto” le barre antirollio anteriori e posteriori, le molle irrigidite, gli ammortizzatori Bilstein e un fondo rinforzato. La sportiva è lunga 3985 mm, larga 1735 mm e alta solamente 1219 mm mentre il passo misura 2449 mm.

E sotto il cofano? Si tenga presente che Porsche montò inizialmente un boxer da 2.6 litri successivamente sostituito da una versione modificata del motore da corsa da 2.8 litri della 911 RSR. La potenza ammontava a 308 CV ma Piëch spinse per alzare ancora l’asticella e così il motore salì a 2.9 cc di cilindrata con una potenza di 345 CV. La moglie di Piëch, Corina, appioppò a questo primo prototipo il soprannome di “Brutus”.

Dopo la “Brutus”, Porsche costruì altri 10 esemplari che però non ricevettero lo stesso sostanzioso trattamento della prima. E così, sotto il cofano si poteva trovare il flat-six da 2.4 litri della 911S capace di erogare 190 CV oppure il flat-six da 2.7 litri da 210 CV della 911 Carrera. Il cambio associato è un manuale a 5 rapporti.

La versione di serie della 916 doveva debuttare al Salone dell’Auto di Parigi a ottobre del 1971 ma due settimane prima, Porsche decise che il progetto andava fermato. Il perché andava cercato nel troppo alto prezzo di listino che sarebbe uscito fuori (14.000-15.000 dollari negli USA). E le vendite non sarebbero certamente decollate.

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