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Clio Williams

Era indubbiamente uno dei riferimenti tra le piccole sportive degli anni '90. E cresce in tanti di noi la nostalgia verso questi modelli che offrono tanta sostanza, tante emozioni e zero abitacolo digitale...

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© Foto: Renault
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Senza alcun dubbio la piccola cittadina Clio Williams ha lasciato un segno profondo nel cuore degli appassionati delle vetture sportive compatte e scattanti. Ero un adolescente e la Clio Williams era una di quelle piccole sportive che mi facevano venire la bava alla bocca. E ancora oggi è molto ricercata. Si tratta di una piccola compatta a due volumi, a trazione anteriore e con motore aspirato trasversale anteriore dal bel suono. Renault l’aveva progettata per correre nei rally (Gruppi A ed N) e non a caso la presentazione avvenne in Corsica per esaltare il legame con il famoso rally che è rimasto nel calendario del WRC fino al 2019. Dunque serviva una piccola produzione di serie (bastavano 2500 esemplari) per ottenere l’omologazione per correre nei rally. L’altro fatto che ha spinto il Costruttore francese a costruire questo modello è stata la volontà di festeggiare il quarto titolo di Alain Prost in Formula Uno nel 1993 con la scuderia Williams. Quest’ultima all’epoca era motorizzata Renault.

Produzione ed evoluzione. La produzione ha vissuto tre periodi distinti. La prima consistette in 3800 unità, ciascuna delle quali munita di una targhetta celebrativa numerata sul cruscotto. Visto il successo nelle vendite, Renault decise di far produrre ulteriori 1600 esemplari. Considerando anche le vendite della Clio Williams 2 (1994-95) e Clio Williams 3 (1995-96) si registrò un totale di 12.200 (fonte Renault) unità vendute. Il mercato italiano svolse un ruolo molto significativo: Renault, visto il rilevante successo, la lasciò a listino nel periodo finale solo in Italia (di tutta Europa). La Clio Williams 2 offriva come opzioni sia il tettuccio apribile sia gli specchietti esterni regolabili, entrambi elettrici. Si tenga presente che la Clio Williams 3 vide un leggero aumento di potenza del motore (+3 CV, fino a 150 CV). Quest’ultima, inoltre, disponeva di una tinta carrozzeria più accesa ed era possibile avere sia l’ABS sia i poggiatesta posteriori mentre scomparve la targhetta numerata.

Swiss Champion. Inoltre, il mercato svizzero beneficiò di una serie speciale, limitata a soli 500 esemplari, denominata « Swiss Champion ». Questa versione celebrava la vittoria del pilota svizzero Daniel Hadorn nel campionato nazionale svizzero. I pochi cambiamenti consistevano in: tinta Bleu Méthyl; targhetta numerata Swiss Champion da 1 a 500; simpatico adesivo Swiss Champion con tanto di bandiera elvetica sulle fiancate; volante specifico; sistema audio con altoparlanti integrati posteriori; autoradio Sony con cassette con comandi al volante e caricatore CD.

Esterni. Da ragazzetto, mi ricordo molto bene che della piccola compatta mi colpivano subito due iconiche caratteristiche. La prima consiste nel colore della carrozzeria « Blu Sport » unico, la seconda negli esclusivi cerchi color oro a 8 razze della Speedline. A dire il vero, mi colpiva anche la presa d’aria presente sul cofano ma era la stessa della Clio 16S. Esclusivi di questo modello sono anche gli adesivi « Williams » collocati sulle fiancate sotto i finestrini posteriori e al posteriore, a fianco del gruppo ottico sinistro. Al portellone posteriore è attaccato un piccolo spoiler, in tinta carrozzeria, davvero poco appariscente.

Interni. Rispetto alla 16S, le differenze nell’abitacolo sono contenute ma comunque ci sono a cominciare dalla targhetta numerata posizionata sulla plancia. I sedili anteriori, con fianchetti ben più contenitivi, sono in velluto grigio e recano il logo della Williams sullo schienale. Troviamo accenni di colore blu sulla moquette, la strumentazione, i sedili ed il cappuccio della leva del cambio.

Motore e prestazioni. L’omologazione di cui sopra richiedeva anche una cilindrata di 2.000 cc ma il problema consisteva nel fatto che la gamma della Clio dell’epoca non disponeva di un motore da due litri. Era chiaro che bisognava costruirne uno. La base di partenza fu individuata nel motore F Renault, 4 cilindri in linea, che è poi finito sotto il cofano della maggior parte delle sportive Renault degli anni ’80, ’90 e 2000. Questo motore F si trovava già sotto il cofano della Clio 16S ma disponeva di una cilindrata di 1764 cm3 capace di sprigionare 140 CV (103 kW) di potenza.

Telaio e dinamica di guida. L’assetto rigido ma preciso permette una guida veloce quando si va forte. Ma, pur essendo una sportiva, il comfort è una realtà. L’asse anteriore derivato dalla R19 consentiva una carreggiata allargata (+ 34 mm) con evidenti vantaggi, ad esempio, nell’inserimento in curva (più precisione e stabilità). L’ottima maneggevolezza è una delle sue carte vincenti, senza alcun dubbio.

Per raggiungere i 1.998 cm3 Renault ha aumentato l’alesaggio di 0,7 mm. Inoltre, ha introdotto alcune modifiche per incrementare l’affidabilità e non solo. Queste modifiche hanno interessato: le valvole di aspirazione (maggiorate); i condotti di aspirazione (lucidati); il collettore di scarico di tipo 4 in 1, in acciaio; la testata; le punterie idrauliche; il sistema di gestione elettronica. La potenza raggiunge così i 147 CV disponibili a 6.100 giri/minuto, a fronte di una coppia di 175 Nm. La sportiva può scattare da 0 a 100 km/h in 7,8 secondi e raggiungere i 215 km/h di velocità massima. Il cambio associato è un manuale a 5 marce (della 16S), con rapporti ravvicinati e con una quinta marcia allungata.

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